Conosciamo
DANIELE BILOTTO
La fotografia è stata sempre la sua grande passione e nell’agosto del 1985, all’età di 18 anni, ha realizzato il suo primo fotogramma. Il soggetto dello scatto fu la natura incontaminata dell’Appennino paolano. Gli stessi scenari della sua fanciullezza dove incontrava i sogni e le speranze per l’avvenire.
Dopo quella esperienza ha capito che per crescere e perfezionarsi in quel mondo era necessario apprendere le tecniche e, quindi, entrare a contatto con veri professionisti. Il primo incontro al riguardo è stato con Antonio Mancuso, promotore della Settimana calabrese della fotografia che si teneva a Cetraro, grazie al quale ha avuto l’opportunità di partecipare al workschop con Roberto Rocchi, maestro del glamour.
Subito dopo, un’altra tappa importante con Giuliana Traverso, tra le più grandi esponenti della fotografia italiana del Novecento. Vivere a stretto contatto con la maestra ha significato scoprire nuove mete e modificare la sua rotta vitale. Con l’artista genovese è riuscito a cercare e trovare l’essenza della materia e dello spirito, l’IO delle persone, l’arcobaleno, il nero e il bianco. Ricco di queste esperienze, a partire dalla metà degli anni Novanta, si cimenta ulteriormente nella ricerca e dopo aver focalizzato l’attenzione sull’amore nella natura ha intrapreso un cammino finalizzato a esaltare la bellezza monumentale della Calabria e i tratti della gente meridionale ripercorrendo le tematiche tanto care al romanziere ottocentesco Nicola Misasi e ai veristi. Due realtà dove “l’alito di Dio” era pregnante in ogni cosa.